In collaborazione con Associazione culturale “Vicus Petiatus” - sezione Archeoclub di San Secondo e Comune di San Secondo Parmense
Schola Gregoriana di Venezia
Massimo Bisson, Antonio Bortolami, Riccardo Drusi, Nicola Lamon
Direttore: Lanfranco Menga.
Programma:
Miserere mei Deus: Organum, Guido d’Arezzo, sec. XI
Popule meus: “Improperia” del Venerdì Santo, Padova, sec. XII-XV
Victimae paschali laudes: Sequenza, Wipo di Burgundia, sec. X - Codice di Las Huelgas, sec. XIII-XIV
Beata viscera: Conductus, Magister Perotinus, sec. XII
Entendez tuit ensemble: Discantus, Gautier de Coincy, sec. XII
Laetare felix civitas: Inno
Descendit de coelis: Responsorio con Prosa
Submersus jacet Pharao: Prosa al Benedicamus
O lilium convallium: Prosa al Benedicamus, Cividale, sec. XIV
Il programma presenta alcuni brani che dimostrano, con molta evidenza, alcune fasi di quel lento ma inesorabile processo evolutivo, durato alcuni secoli che, dopo il trionfo incontrastato del canto monodico, ha visto il progressivo affermarsi della polifonia. Naturalmente questo processo non è stato omogeneo né per stile né per qualità, ma certamente ha posto le basi per una definitiva evoluzione del linguaggio musicale nell’Europa medievale. Per meglio far comprendere questa trasformazione sono proposti all’ascolto brani nella loro forma monodica originale e le successive trasformazioni in senso polifonico, come nel caso del “Miserere mei Deus” che da una semplice forma salmodica diventa un Organum a tre voci, o come negli “Improperia” a cui viene alternata una versione duecentesca a due voci. Più elaborato si presenta il rapporto tra fonte monodica e versione polifonica nella famosa Sequenza “Victimae paschali laudes” di Wipo di Burgundia, proposta nella bella versione a due voci del Codice di Las Huelgas, oppure l’estrema trasformazione che subisce il Conductus “Beata viscera” di Magister Perotinus che diventa una raffinata composizione a due voci su testo franco-pittavino per opera del monaco Gautier de Coincy.
Un caso a parte rappresenta il repertorio della Cattedrale di Cividale del Friuli dove, in un’epoca in cui ormai trionfa la polifonia dell’Ars Nova, viene tenacemente conservato l’uso dell’alternanza tra monodia e polifonia semplice, a preziosa testimonianza di una ricchezza di linguaggi e di forme compositive. (L.M.)
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