Protagonista
della storia è la Famiglia B., la cui casa si trova tra gli
insediamenti israeliani e i territori arabi. Quando il capofamiglia,
Mohamed, si rifiuta di consegnare la casa all'esercito israeliano che
vuole espropriarla per ragioni di sicurezza, la famiglia si trova a
convivere forzatamente con il manipolo di soldati che ha occupato il
piano superiore dell'abitazione....
"'Private'
è il debutto del 28enne Saverio Costanzo premiato due volte a Locarno
(Pardo d'oro e miglior attore, il palestinese Bakri). Come in uno
psicodramma guidato, attori israeliani e palestinesi hanno condiviso il
set (in Italia, per ragioni di sicurezza) e le scelte creative, spesso
riscrivendo dialoghi e situazioni. (...) In questo dissidio, e in quelli
che dividono i soldati israeliani, lavora la drammaturgia del film. Con
qualche insistenza (l'armadio dove si nasconde la figlia, da cui si vede
tutto e si capisce tutto, sa un po' di espediente). E belle intuizioni,
su tutte il figlio risucchiato dalla propaganda tv dei kamikaze. Un buon
esordio con qualcosa di acerbo (troppi primi piani, riprese sempre
convulse) ma sincero e emozionante."
(Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 14 gennaio 2005)
"La
verità di un film è diversa da quella del Tiggì. Sul video vige la
priorità nuda e cruda della cosa vista; sullo schermo è invece
necessario mettere in opera talento e fantasia. 'Private' è un film che
contrassegna bene la differenza. Il tema è esattamente quello che ci
affligge ogni sera assistendo alle riprese provenienti dalle infelici
plaghe dove i civili vivono sotto il tallone dei militari, una
situazione che scatena reazioni violente; e proprio dalle storie tese
dei Territori palestinesi l'esordiente regista Saverio Costanzo ha
estratto il suo aneddoto simbolico. Sull'onda di un cinema inaugurato da
Rossellini con 'Paisà', Costanzo si impegna a reinventare il vero:
evita le suggestioni letterarie, i dialoghi premeditati e i riti
canonici della drammaturgia. (…) A Saverio Costanzo,
figlio del
popolare Maurizio passato attraverso esperienze di cinema indipendente
americano, è riuscita la quadratura di un cerchio magico: quello che
rinserra nella cornice di un Kammerspiel uno dei più dolorosi problemi
del mondo contemporaneo. Senza la pretesa di fare un film psicologico,
le connotazioni personali delle forze in campo prendono rilievo nel
contesto e ne determinano le sorti; e non si stenta a credere che nelle
pause delle riprese, come ha raccontato il regista, il confronto fra
israeliani e palestinesi si prolungasse accanito. Nel quadro
problematico di un' opera quanto mai aperta, l'ago della bilancia è
rappresentato dal protagonista Bakri, stoico e moderato, vera
incarnazione del messaggio pacifista del film."
(Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 15 gennaio 2005)
"Debutto felice di Saverio Costanzo, che contraddice la politica
ufficiale dei soliti noti. Ex documentarista che esplora, senza far
moralismi ma unificando tutti nel ruolo di vittime, la quotidiana
violenza e la quotidiana umiliazione del conflitto arabo-israeliano con
un tocco lucido e rosselliniano. (...) Un film davvero psicanalitico per
come attori palestinesi ed ebrei si sono sottoposti a una sorta di
training autogeno per rivivere una realtà sempre più
difficile."
(Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 22 gennaio 2005)