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UN BALLO IN MASCHERA
Melodramma in tre atti
Libretto di Antonio Somma
Musica di Giuseppe Verdi
PERSONAGGI:
Riccardo, Conte di Warwick, Governatore di Boston (tenore)
Renato, creolo, suo segretario e sposo di Amelia (baritono)
Amelia (soprano)
Ulrica, indovina di razza nera (contralto)
Oscar, paggio di Riccardo (soprano)
Silvano, marinaio (basso)
Samuel, nemico del Conte (basso)
Tom, nemico del Conte (basso)
Un giudice (tenore)
Un servo d'Amelia (tenore)
Deputati, ufficiali, marinai, guardie, uomini, donne e fanciulli del popolo, gentiluomini, aderenti di Samuel e Tom, servi, maschere e coppie danzanti (coro)
EPOCA: la fine del secolo XVII (nel marzo del 1792)
LUOGO: Boston (Massachusetts - USA) e dintorni
PRIMA ESECUZIONE: Roma, Teatro Apollo, 17 febbraio 1859.
LA GENESI DELL'OPERA
Nel 1857, all'età di 44 anni, Verdi, abbandonata l'idea di musicare il "Re Lear", si dedicò a mettere in musica un libretto di Eugène Scribe, suo ex collaboratore, dal titolo "Gustave III ou Le bal masqué". La trama trattava dell'assassinio di Re Gustavo III di Svezia, avvenuto veramente durante un ballo mascherato nel 1792.
Verdi chiese al librettista Antonio Somma di tradurre in italiano il libretto francese, e poi lo sottopose alla censura, sospettando che poteva nascere qualche difficoltà nel mostrare sulla scena l'assassinio di un re: si aspettava, infatti, la richiesta di creare personaggi mai esistiti e di modificare anche l'epoca del dramma.
Solamente al suo arrivo a Napoli, dove avrebbe dovuta essere rappresentato per la prima volta, Verdi apprese che la censura rifiutava il permesso alla sua esecuzione. Ciò perché recentemente vi erano state manifestazioni di protesta contro la monarchia: infatti era stata lanciata una bomba alla carrozza del Re di Francia Napoleone III.
Con queste parole Verdi comunicò, da Napoli, la notizia al librettista Antonio Somma:
"Sono in un mare di guai! La Censura è quasi certo proibirà il nostro libretto. Il perché? Non lo so! Aveva ben io ragione di dirvi che bisognava evitare qualunque frase, qualunque parola che potesse essere sospetta. Hanno cominciato per adombrarsi di alcune espressioni, di alcune parole, dalle parole sono venuti alle scene, dalle scene al soggetto. Mi hanno proposto queste modificazioni (e ciò in via di grazia):
1. cambiare il protagonista in signore, allontanando affatto l'idea di sovrano;
2. cambiare la moglie in sorella;
3. modificare la scena della strega trasportandola in epoca in cui vi si credeva;
4. non ballo;
5. l'uccisione dentro le scene;
6. eliminare la scena dei nomi tirati a sorte;
E poi, e poi, e poi!!…
Come supporrete questi cambiamenti non possono accettarsi; quindi non più l'opera: quindi gli abbonati non pagano due rate; quindi il governo ritiene la dote: quindi l'impresa che fa lite a tutti e minaccia a me un danno di 50.000 ducati!!…quale inferno!…Scrivetemi subito e ditemi il vostro parere".
La direzione del Teatro San Carlo di Napoli predispose un libretto modificato secondo le indicazioni della censura, ma poiché Verdi lo rifiutò, il caso fu portato in tribunale, dove fu raggiunto un accordo: Verdi fu lasciato libero di offrire la sua opera altrove, a patto che sarebbe tornato a Napoli a rappresentare un'altra sua opera appena scritta: il "Simon Boccanegra".
L'opera fu offerta quindi al Teatro di Roma, che l'accettò con l'intesa di sottoporlo all'approvazione della censura papale, la quale pose la condizione che il dramma non si svolgesse in un paese europeo: ecco perché essa fu ambientata a Boston (Massachusetts - USA), prima della guerra americana d'indipendenza.
Il nuovo titolo dell'opera fu "Un ballo in maschera".
La prima rappresentazione, tenutasi il 17 febbraio 1859, ottenne un brillante successo: fu in tale occasione che si gridò, si scrisse sui muri e sulle bandiere "Viva VERDI", col quale non s'inneggiava solo al compositore, ma anche a Vittorio Emanuele Re D'Italia.
LA TRAMA
ATTO PRIMO
Sala di ricevimento nella residenza del Governatore
E' mattina e un gruppo di deputati, cittadini e ufficiali attendono di essere ricevuti da Riccardo, Conte di Warwick e Governatore di Boston.
Una parte di loro canta inni di lode a Riccardo, ma un gruppo di cospiratori, guidati da Samuel e Tom, esprime sentimenti di vendetta per le ingiustizie patite dal conte.
Preceduto dal suo paggio Oscar, entra Riccardo, che saluta i convenuti e promette giustizia per tutti. Quando Riccardo legge il nome di Amelia, di cui è segretamente innamorato, nell'elenco degli invitati ad un ballo mascherato che si sta preparando, rimane assorto nei suoi pensieri ("La rivedrà nell'estasi").
Dopo aver congedato tutti giunge Renato, suo amico e segretario ma anche marito di Amelia; egli mette in guardia il Governatore da un complotto contro di lui, ma Riccardo non vuole dargli ascolto.
Oscar annuncia il giudice, che intende mettere al bando Ulrica, un indovina di colore che il popolo considera come un oracolo divino.
Riccardo la butta in ridere ed invita la sua corte a divertirsi con lui andando a fare una visita, tutti opportunamente travestiti, all'indovina.
Abitazione di Ulrica
Ulrica è dinanzi ad un calderone fumante, ed il popolo ascolta la sua invocazione al re delle tenebre ("Re dell'abisso"); nel frattempo Riccardo si confonde tra la folla presente. Silvano, un marinaio, chiede ad Ulrica di svelargli il futuro, ed essa, leggendogli la mano, gli dice che presto otterrà una promozione e dei soldi. Riccardo, per rendere veritiera la profezia di Ulrica, scrive rapidamente un appunto e lo introduce insieme a del denaro, nelle tasche del marinaio.
Non appena Silvano scopre il denaro e legge l'appunto che gli conferisce il grado di ufficiale da parte del Governatore, la folla acclama Ulrica come una grande indovina.
Improvvisamente entra un servo di Amelia chiedendo ad Ulrica un colloquio privato per la sua padrona: Ulrica fa uscire tutti, mentre Riccardo si nasconde per assistere al colloquio.
Amelia chiede all'indovina un rimedio per dimenticare il suo amore per Riccardo; Ulrica le prescrive una certa erba magica che dovrà raccogliere Amelia stessa, a mezzanotte sotto il patibolo posto nella periferia della città. Amelia, pur spaventata, promette di recarvisi la notte stessa, e Riccardo, avendo sentito, decide di trovarsi pure lui in quel luogo.
Ulrica fa rientrare i popolani, ai quali si sono aggiunti i cortigiani del Governatore travestiti, e Riccardo si presenta ad essa chiedendogli che gli sia predetto il futuro ("Di tu se fedele"): guardandogli la mano Ulrica riconosce essere quella di una persona importante, ma si rifiuta di dire altro; a seguito delle insistenze di Riccardo ella gli predice che morirà presto assassinato da un amico, e precisamente dal primo che gli stringerà la mano.
Riccardo scherza sulla profezia ("E' scherzo od è follia") ed offre a tutti la sua mano da stringere, ma nessuno la vuole toccare ("Finisci il vaticinio").
A questo punto arriva Renato e stringe la mano a Riccardo, con sollievo di tutti conoscendo la profonda amicizia che lega i due. Ulrica insiste nell'avvertire il governatore della presenza di uno o più cospiratori.
Tutti i presenti, tranne i cospiratori capeggiati da Samuel e Tom, cantano un inno di lode a Riccardo.
ATTO SECONDO
Campo solitario nei dintorni di Boston adibito alle esecuzioni capitali.
A mezzanotte Amelia si fa coraggio per cogliere l'erba consigliatale da Ulrica ("Ecco l'orrido campo") quando appare Riccardo ("Teco io sto") che, dichiarandole il suo amore, vuole che anche lei ammetta di amarlo; Amelia, infelice e tormentata confessa di contraccambiare il suo amore ma di non voler tradire il marito Renato.
Il duetto è interrotto da Renato stesso, che ha seguito Riccardo per avvertirlo che gli è stato teso un agguato, ma non riconosce la moglie che nel frattempo si è coperta il volto con un velo.
Riccardo accetta di fuggire prima dell'arrivo dei cospiratori, ma solo dopo aver fatto giurare a Renato che avrebbe scortato la signora fino in città senza chiederle l'identità. All'arrivo dei cospiratori, stupiti per aver incontrato Renato anziché Riccardo, essi chiedono di conoscere la signora velata ma Renato snuda la spada per mantenere fede alla promessa fatta a Riccardo. Quando accidentalmente cade il velo e si scopre Amelia i cospiratori sono divertiti e malignano sulla situazione, mentre Renato, umiliato, invita a casa sua il mattino seguente Samuel e Tom; dopodiché riaccompagna Amelia fino in città.
ATTO TERZO
Studio della casa di Renato.
Amelia cerca di convincere il marito di aver solo la colpa di essersi trovata in una situazione compromettente ma di non averlo tradito; Renato invece è convinto dell'adulterio e vuole ucciderla. Amelia però esprime il desiderio di vedere per l'ultima volta il proprio unico figlio ("Morrò ma prima in grazia"); Renato glielo concede e poi, rimasto solo, accusa Riccardo di aver distrutto la sua vita e l'amore per la moglie ("Eri tu che macchiavi quell'anima"). Giungono Samuel e Tom, ai quali Renato chiede di far parte della congiura contro il Governatore: ognuno di loro vorrebbe avere l'onore di uccidere Riccardo, e quindi decidono di affidarsi alla sorte. Scrivono i loro nomi su tre bigliettini che introducono in un vaso e poi ne fanno estrarre uno ad Amelia che era entrata per annunciare la visita di Oscar, il paggio di Riccardo: il prescelto è proprio Renato. Entra Oscar ad annunciare l'invito ad un ballo in maschera per la sera stessa. Il quadro termina con un quintetto dove i cospiratori meditano sulla congiura, Amelia pensa di avvertire Riccardo, mentre Oscar preannuncia l'allegria del ballo che si farà ("Ah di che fulgor").
Sontuosa anticamera nel palazzo del Governatore.
Riccardo ha rinunciato a coltivare l'amore per Amelia, ed ha preparato un documento per rimandarla in Inghilterra, paese d'origine, insieme al marito Renato. E' oppresso dai presagi ("Forse la soglia attinse"), ma quando Oscar gli recapita una lettera anonima di una donna che lo avverte del pericolo che corre, egli non s'intimidisce e si prepara per il ballo.
Vasta e ricca sala da ballo parata a festa nel palazzo del Governatore.
Un'allegra folla di ospiti, molti dei quali mascherati, danzano e passeggiano. Renato, pure mascherato, chiede ad Oscar di descrivergli il costume di Riccardo, al fine di dargli un comunicato importante. Nel frattempo Riccardo ed Amelia s'incontrano e si riconoscono durante il ballo, e lei lo consiglia di fuggire dal pericolo imminente ma lui rifiuta. Dicendole che ha disposto per il loro ritorno in Inghilterra la saluta per l'ultima volta. Renato s'intromette tra loro e trafigge Riccardo. Alcuni dei presenti afferrano Renato strappandogli la maschera, ma Riccardo, morente, ordina che sia rilasciato giurandogli che Amelia è pura (Ella è pura) e consegnandogli il documento di trasferimento in Inghilterra.
Riccardo perdona infine a tutti i congiurati, saluta i suoi amici ed il suo paese e muore.
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