L’abbiamo ripetuto senza sosta: l’unico modo per non avere più
morti italiani a Nassirya e in Iraq era ed è il ritiro immediato e
incondizionato delle truppe da quel martoriato paese.
La
spudorata menzogna della “missione di pace” non può ingannare più
nessuno: le truppe italiane sono, fin dall’inizio, pienamente
coinvolte e corresponsabili di una guerra barbara che in tre anni ha
fatto decine di migliaia di morti tra la popolazione civile irachena.
Comprendiamo
pienamente il dolore delle famiglie dei militari uccisi ma non va
dimenticato che esso è
dello stesso peso di quello di tanta parte del popolo iracheno che ha
avuto parenti ed amici uccisi spietatamente in questi anni dalle truppe
occupanti, soprattutto da quelle statunitensi. Le morti in guerra sono
tutte atroci, non possiamo considerare pesante come macigno la morte di
un italiano o di un “occidentale” e leggera come una piuma quella di
centinaia di iracheni/e che ogni giorno vengono uccisi/e nel loro
infelice paese.
Se
le lacrime di coccodrillo delle forze dell’ex-governo Berlusconi,
responsabile di aver mandato in guerra le truppe italiane, destano
ribrezzo, nessuna ipocrisia è concessa neanche al nascente governo
Prodi che, un minuto dopo la costituzione del nuovo esecutivo, deve
rispettare la pressante richiesta della maggioranza del popolo italiano
che da tre anni, inascoltato, esige con la massima forza il ritiro
totale delle truppe italiane dall’Iraq.
Piero
Bernocchi Pino
Giampietro
Confederazione
COBAS