Nella
ricorrenza del 33° Anniversario della scomparsa di Giacomo Ferrari,
Sindaco e Prefetto di Parma, Senatore e Ministro della Repubblica,
Comandante Partigiano “Arta”, Ade SpA intende contribuire alle
iniziative del Comune per rendere testimonianza di omaggio alla Sua
memoria. Una cerimonia avrà
luogo:
Mercoledì
22 Agosto p.v. alle ore 10,30
presso
il Cimitero Monumentale della Villetta,
alla
presenza dei familiari, dei parenti e delle Autorità cittadine.
Il
ritrovo è fissato per le ore 10,15 presso l’ingresso principale per
poi recarsi, percorrendo il viale principale della Villetta, presso la
Cappella della famiglia Ferrari, dove, dopo la deposizione di un omaggio
floreale seguirà un breve raccoglimento.
La
presenza della Cittadinanza sarà particolarmente gradita.
Carletto
Nesti
Ade Spa
ADE
SpA – CIMITERI DI PARMA – Luoghi della Memoria
33.mo
Anniversario della morte di:
GIACOMO FERRARI “
A R T A ”
(Langhirano 5 novembre 1887 -
Bosco di Corniglio 22
agosto 1974)
Nacque
da Ottavio e da Adele Venturini in una agiata famiglia borghese, tra le
più note nella zona. Il padre fu a capo del mazzinianesimo
intransigente nel Parmense, garibaldino a Mentana e nel 1874 tra gli
arrestati di villa Ruffi. Anche gli zii paterni Giacomo e Italo avevano
militato nelle file repubblicane e garibaldine. Ferrari fu dunque
educato in un ambiente familiare intriso di valori patriottici e aperto
alle correnti culturali e politiche progressiste.
Ben
presto maturò un interesse nei confronti del socialismo scientifico e
nel 1902, a soli quindici anni, aderì al partito socialista. Dopo aver
compiuto a Parma gli studi liceali e il biennio di matematica, si
trasferì a Torino per frequentare il politecnico.
Nel
dicembre del 1912 conseguì la laurea in ingegneria industriale e partì
subito alla volta della Puglia per intraprendere il suo primo lavoro
presso i cantieri dell’acquedotto.
Prese
parte alla prima guerra mondiale come tenente d’artiglieria,
trascorrendo un anno in trincea, e nel 1919 venne trasferito a Bologna,
dove si trovò ad assistere all’eccidio di palazzo d’Accursio.
Congedato nel 1920, Giacomo Ferrari fece ritorno a Parma, trovando
lavoro presso il Consorzio delle cooperative, che aveva sede in Borgo
delle Grazie presso la Camera del Lavoro sindacalista. Qui ebbe modo di
conoscere alcuni esponenti del sindacalismo rivoluzionario, come M.
Bianchi ed E. Rossoni, ma questi contatti non incrinarono la sua
adesione alla corrente riformista del Partito Socialista Italiano, in
rappresentanza del quale il Ferrari nel 1920 venne eletto al Consiglio
provinciale.
Nell’agosto
del 1922 prese parte alla difesa dell’Oltretorrente contro le squadre
fasciste di Italo Balbo e fu per questo definito dai suoi avversari
l’ingegnere delle barricate.
Dopo
l’avvento del fascismo e anche dopo le leggi eccezionali Ferrari
proseguì, nei modi imposti dalle circostanze, l’attività politica.
Nel 1931 la polizia scoprì i suoi contatti con alcuni esponenti del
gruppo di Giustizia e Libertà e lo sottopose a una stretta vigilanza.
Il
13 dicembre, per sottrarsi all’arresto, Ferrari espatriò in Francia
con la famiglia e andò a stabilirsi a Tolosa, dove c’era un attivo e
numeroso gruppo di esuli socialisti.
Egli
mantenne altresì un costante collegamento con gli ambienti del
fuoruscitismo italiano a Parigi e nel 1935 rientrò per un breve periodo
a Langhirano per ristabilire i rapporti con gli oppositori del fascismo
rimasti in Italia. Fece quindi ritorno in Francia, per rimpatriare
definitivamente alla fine del 1936. Per quanto la sua condotta non desse
luogo ad alcun rilievo da parte delle autorità di polizia, Ferrari
svolse, tra il 1938 e il 1942, un paziente lavoro per riallacciare i
contatti con gli antifascisti locali di diverse correnti politiche, ma
soprattutto stabilì stretti rapporti con un folto gruppo di comunisti,
tra i quali Gorreri, Porcari, Isola, Ilariuzzi e Barbieri.
Si
occupò anche del Soccorso rosso, raccogliendo fondi per aiutare le
famiglie dei condannati al carcere o al confino. Nel 1942 aderì al
Partito comunista, che gli era sembrato profondere il maggiore impegno
nella lotta antifascista.
Dal
1939 era iscritto a questo partito anche il figlio venticinquenne del
Ferrari, Brunetto, medico, che con il padre condivise l’attività
cospirativa e poi la partecipazione alla guerra partigiana. Sempre nel
1942 Ferrari venne richiamato alle armi e inviato a Milano, in servizio
presso lo stabilimento Innocenti, adibito alla produzione di proiettili.
Dopo il 25 luglio 1943 collaborò con i militanti comunisti milanesi nel
tessere le fila dell’organizzazione clandestina locale.
Rientrato
a Parma, nella notte dell’8 settembre, mentre le truppe tedesche si
apprestavano a entrare in città, prese parte alla riunione di villa
Braga, nella quale furono gettate le basi per organizzare la resistenza.
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