Nigeria, escalation di
violenza a Port Harcourt
MSF assiste oltre 70
vittime da arma da fuoco
nelle prime due settimane di agosto
Nelle prime due
settimane di agosto 71 persone con ferite da arma da fuoco sono state
ricoverate all’ospedale Teme di Port Harcourt in Nigeria. Medici Senza
Frontiere (MSF) gestisce il centro traumatologico dell’ospedale, che
conta 70 posti letto, dall’ottobre 2005. Port Harcourt è situata nel
cuore della regione del Delta del Niger, si tratta di un’area
densamente popolata e ricca di petrolio: a causa della lotta per il
potere e il controllo delle risorse naturali si verificano
sporadicamente letali esplosioni di violenza tra un frammentato network
di gruppi armati.
Intervista a Michael Mills, coordinatore
del progetto di MSF a Port Harcourt, e alla dottoressa Julie Wynne,
chirurgo all’ospedale di Teme
Potete descrivere il livello di violenza
a Port Harcourt che i nostri team hanno constatato direttamente
attraverso il lavoro all’ospedale di Teme nelle ultime settimane?
Michel Mills – Nelle prime due
settimane di agosto abbiamo curato 71 vittime da arma da fuoco, 27 da
arma da taglio, 16 persone seriamente picchiate e una vittima di stupro.
Sette pazienti sono morti a causa delle ferite riportate. Ci stiamo
rapidamente avvicinando al numero più alto di feriti da arma da fuoco
finora registrato da quando abbiamo aperto l’ospedale di Teme
nell’ottobre 2005. Nel luglio 2007 abbiamo trattato 72 feriti da arma
da fuoco, il peggior record mensile finora.
All’inizio di agosto registravamo ancora
un livello di violenza “usuale”, ovvero due o tre persone al giorno
con ferite da arma da fuoco o da taglio. Poi lunedì 6 agosto un flusso
di pazienti ha iniziato ad arrivare da ogni parte della città. Tutti i
pazienti hanno raccontato la stessa storia. Ci hanno raccontato che si
trovavano al mercato, vicino a una stazione del bus o ai margini della
strada in diverse parti della città quando uomini armati a bordo di
furgoni o moto hanno iniziato a sparare indiscriminatamente sulla folla.
Quel lunedì in 2 ore abbiamo ricevuto 21
feriti da arma da fuoco. Il giorno dopo un incidente simile si è
verificato vicino all’ospedale. Abbiamo sentito colpi da arma da fuoco
ed esplosioni. Abbiamo sentito l’odore dei lacrimogeni che erano stato
usati nell’area, in poco tempo hanno irritato gli occhi e la
respirazione dei nostri pazienti e delle persone che si erano rifugiate
nel nostro compound. Ancora una volta, non appena sono finiti gli spari,
i feriti hanno iniziato ad arrivare: otto feriti da arma da fuoco.
Numeri simili li abbiamo avuti anche mercoledì e giovedì. Poi venerdì
è stato tranquillo. Alle 6 del mattino di sabato abbiamo invece
ricevuto 15 feriti, venivano tutti da un attacco vicino alla stazione
dei bus. I feriti sono arrivati in un arco di due ore circa. I pazienti
hanno riferito ancora una volta che qualcuno aveva aperto il fuoco sul
loro gruppo di persone. La maggior parte di loro erano passanti in fila
per rifornirsi di benzina. Hanno riferito di aver avuto difficoltà a
raggiungere l’ospedale a causa di blocchi stradali. Al momento abbiamo
rinforzato lo staff notturno in caso di nuove esplosioni di violenza,
infatti è estremamente pericoloso per il nostro personale raggiungere
l’ospedale di notte.
Quanto sono accessibili per la
popolazione le cure mediche d’urgenza a Port Harcourt?
Il costo dell’assistenza medica a Port
Harcourt può essere proibitivo per molti pazienti. MSF fornisce cure
mediche gratuite all’ospedale di Teme. La notte del 13 agosto due
uomini hanno portato in ospedale il loro vicino. Hanno raccontato di
avere girato due ore per Port Harcourt cercando una struttura sanitaria
che lo ricoverasse prima di giungere finalmente all’ospedale di Teme.
Quel paziente è morto al pronto soccorso dell’ospedale quindici
minuti dopo il suo arrivo in seguito a complicazioni causate dalla
perdita di sangue.
Oltre all’ostacolo rappresentato dal costo
delle cure, sono stati approntati posti di blocco da diversi gruppi, e
di conseguenza anche quelle persone a conoscenza dei servizi sanitari
offerti all’ospedale di Teme trovano sempre maggiori difficoltà a
raggiungerlo.
Potete descrivere alcune delle ferite che
avete visto in sala operatoria?
Dr. Julie Wynne – Abbiamo visto
quasi esclusivamente ferite causate da proiettili ad alta velocità.
Sabato 11 agosto abbiamo curato un gruppo di persone ferite da una
sparatoria a una fermata dell’autobus. Una donna era stata colpita da
un proiettile ad alta velocità alla mascella. L’intera parte
inferiore della sua faccia era stata distrutta, era scomparsa l’intera
porzione inferiore della mascella. La ferita ha richiesto una
tracheotomia d’urgenza. Il nostro chirurgo maxillofacciale si è
occupato di lei. Saranno necessari diversi interventi e fino a 8 mesi
per riparare la ferita, e comunque non riavrà mai la sua vera faccia.
In quello stesso gruppo abbiamo ricoverato un uomo che era stato colpito
alla testa e il proiettile aveva attraversato entrambe le cavità
oculari. Ha perso un occhio e l’altro è danneggiato. Due giovani
uomini sono giunti in ospedale paralizzati poiché i proiettili avevano
colpito la spina dorsale. Uno dei due è poi morto a causa delle ferite.
Quali sono le sfide nel gestire un
afflusso così alto di feriti tutti in una volta?
Una delle sfide è quella di avere
abbastanza sangue a portata di mano. I feriti giungono in ospedale tardi
perché devono organizzare da soli il proprio trasporto all’ospedale e
molti di loro hanno perso una gran quantità di sangue quando finalmente
ci raggiungono. Anche se non hanno ossa rotte o ferite al petto o
all’addome, questo tipo di proiettile crea ferite devastanti nei
tessuti molli. Hanno bisogno di ripetuti interventi di ricostruzione, di
lunghe cure e anche innesti di pelle.
Per informazioni:
Andrea Pontiroli - Ufficio stampa di
Medici Senza Frontiere
- 06 4486921 – Cell: 335 8489761 andrea.pontiroli@rome.msf.org
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